Segnalazioni di oltre 3 mila violazioni dovute alla non corretta comprensione del testo normativo. Controlli e verifiche fra modello educativo e impianto sanzionatorio

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Sul tema della protezione dei dati, dopo il periodo di tolleranza che tutti gli Stati europei hanno applicato per permettere alle imprese di adeguarsi al nuovo sistema legato al GDPR 679/2016, ovvero il nuovo regolamento comunitario, ora è tempo di verifiche e controlli.

Il 2019 sarà infatti l’anno in cui gli enti preposti cominceranno a valutare situazione per situazione e laddove troveranno mancanze macroscopiche erogheranno le sanzioni previste dal regolamento europeo, che differiscono sostanzialmente rispetto a quelle previste nella precedente normativa nazionale, che risaliva a giugno 2003.

Segnalazioni del comitato europeo

Nel frattempo il comitato europeo per la protezione dei dati segnala che in oltre 3 mila casi si sono già verificate violazioni al trattamento dei dati e che tali violazioni saranno valutate in funzione della nuova normativa.
Un’azione che segue le dichiarazioni del Garante francese, responsabile delle sanzioni del comitato UE, il quale ha affermato che i titolari dei dati devono prendere consapevolezza che il regolamento europeo va rispettato e attuato in pieno in quando operativo a tutti gli effetti.

E sono 280 le richieste di mutua assistenza che sono arrivate al comitato, proprio per evitare di incorrere in sanzioni e sanare la propria posizione grazie ai suggerimenti degli enti preposti.
Anche perché dai primi dati raccolti sembra che le segnalazioni di violazione siano addirittura triplicate e che siano soprattutto non dolose, ma frutto di una non corretta programmazione nel trattamento dei dati.

Anche per questo motivo rimane fermo l’approccio educativo più che punitivo da parte dell’autorità europea, che emerge da molte delle dichiarazioni di ex garanti e garanti attuali e che prende a modello proprio quello italiano dove la normativa sulla privacy precedente all’attuale, ovvero la 196 del 2003, è stata adottata per gradi con un percorso di natura educativa nei confronti dei soggetti di trattamento dei dati e solo di fronte a situazioni macroscopiche sono scattate le sanzioni.

(Fonte: PMI.it)

Segnalazioni di oltre 3 mila violazioni dovute alla non corretta comprensione del testo normativo. Controlli e verifiche fra modello educativo e impianto sanzionatorio

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Sul tema della protezione dei dati, dopo il periodo di tolleranza che tutti gli Stati europei hanno applicato per permettere alle imprese di adeguarsi al nuovo sistema legato al GDPR 679/2016, ovvero il nuovo regolamento comunitario, ora è tempo di verifiche e controlli.

Il 2019 sarà infatti l’anno in cui gli enti preposti cominceranno a valutare situazione per situazione e laddove troveranno mancanze macroscopiche erogheranno le sanzioni previste dal regolamento europeo, che differiscono sostanzialmente rispetto a quelle previste nella precedente normativa nazionale, che risaliva a giugno 2003.

Segnalazioni del comitato europeo

Nel frattempo il comitato europeo per la protezione dei dati segnala che in oltre 3 mila casi si sono già verificate violazioni al trattamento dei dati e che tali violazioni saranno valutate in funzione della nuova normativa.
Un’azione che segue le dichiarazioni del Garante francese, responsabile delle sanzioni del comitato UE, il quale ha affermato che i titolari dei dati devono prendere consapevolezza che il regolamento europeo va rispettato e attuato in pieno in quando operativo a tutti gli effetti.

E sono 280 le richieste di mutua assistenza che sono arrivate al comitato, proprio per evitare di incorrere in sanzioni e sanare la propria posizione grazie ai suggerimenti degli enti preposti.
Anche perché dai primi dati raccolti sembra che le segnalazioni di violazione siano addirittura triplicate e che siano soprattutto non dolose, ma frutto di una non corretta programmazione nel trattamento dei dati.

Anche per questo motivo rimane fermo l’approccio educativo più che punitivo da parte dell’autorità europea, che emerge da molte delle dichiarazioni di ex garanti e garanti attuali e che prende a modello proprio quello italiano dove la normativa sulla privacy precedente all’attuale, ovvero la 196 del 2003, è stata adottata per gradi con un percorso di natura educativa nei confronti dei soggetti di trattamento dei dati e solo di fronte a situazioni macroscopiche sono scattate le sanzioni.

(Fonte: PMI.it)